«La Poesia è Scienza, la Scienza è Poesia»

«Beauty is truth. truth beauty,- that is all
Ye know on earth, and all ye need to know.» (John Keats)

«Darkness cannot drive out darkness; only light can do that. Hate cannot drive out hate; only love can do that.» (Martin Luther King)

«Não sou nada. / Nunca sarei nada. / Não posso querer ser nada./ À parte isso, tenho em mim todos los sonhos do mundo» (Álvaro De Campo)

«A good poem is a contribution to reality. The world is never the same once a good poem has been added to it. A good poem helps to change the shape of the universe, helps to extend everyone's knowledge of himself and the world around him.» (Dylan Thomas)

«Ciò che premeva e che imparavo, è che in ogni caso non ci potesse mai essere poesia senza miracolo.» (Giuseppe Ungaretti)

martedì 2 maggio 2017

"Edge" di Sylvia Plath


Amiche care, amici.

Sylvia Plath ha scritto questi versi e, presumibilmente, vi ha posto la data alla fine e sfilato il foglio dal carrello della sua celebre Royal 8.
Era il 5 Febbraio del 1963, a Londra, al 23 di Fitzroy Road, una casa in cui aveva abitato per un periodo William Butler Yeats.  Solo un mese prima lei aveva pubblicato quello che sarebbe stato il suo unico romanzo, "The Bell Jar".

Sei giorni dopo, a trent'anni e tre mesi di età, questa giovane e splendida mente di donna decise che ormai "The woman is perfected" e che "We have come so far, it is over."
E si uccise.
Era l'undici Febbraio del 1963 presumibilmente poco dopo le quattro del mattino. Alle nove del mattino la nurse che l'aiutava coi bambini la ritrovò ormai esanime, in cucina.
Uno dei giorni più neri della Poesia di tutti i tempi.


"Her blacks crackled and drag".


Un verso enigmatico, inquietante e quasi intraducibile che potrebbe essere reso approssimativamente:
"Crepe s'irradiano nei suoi neri pensieri"

Ma nella traduzione qui sotto ho preferito lasciarlo intatto

È l'ultimo suo.

M.P.





Sylvia Plath




Edge


The woman is perfected
Her dead

Body wears the smile of accomplishment,
The illusion of a Greek necessity

Flows in the scrolls of her toga,
Her bare

Feet seem to be saying:
We have come so far, it is over.

Each dead child coiled, a white serpent,
One at each little

Pitcher of milk, now empty
She has folded

Them back into her body as petals
Of a rose close when the garden

Stiffens and odors bleed
From the sweet, deep throats of the night flower.

The moon has nothing to be sad about,
Staring from her hood of bone.

She is used to this sort of thing.
Her blacks crackle and drag.


Sylvia Plath
5 February 1963



Limite


Ora questa donna è perfetta.
il suo corpo

morto ha il sorriso dell'atto compiuto,
l'illusione di un'Ellenica necessità

si riversa nei panneggi della sua toga
i suoi

piedi nudi sembrano dire:
siamo giunti fin qui, ora basta.

Ogni bimbo morto sta, come una candida serpe,
acciambellato accanto alla propria

piccola tazza di latte, ormai vuota
e lei li ha raccolti di nuovo tutti

dentro di sé come si richiudono in sé
i petali d'una rosa allorquando il giardino

s'immobilizza e i suoi profumi sgorgano puri
dalle dolci oscure gole del fiore della notte.

La luna non ha motivo d'esser triste per questo
mentre vi assiste dalla propria cappa di ossa.

Lei è ormai assuefatta a questo stato di cose.

Her blacks crackle and drag.



Sylvia Plath
Versione Italiana di Marianna Piani
21 Aprile 2017



Concludo con questa composizione - che è insieme uno straordinario esercizio poetico, uno straziante messaggio di una donna dal genio troppo alto per poter anche essere felice, un testamento spirituale di un poeta tra i più grandi della sua generazione, un vivo documento di un'epoca tormentata ed esaltante e di una società ancora giovane e attraversata da illusioni e disperazioni adolescenziali (pensiamo a Kennedy, Marilyn Monroe) - questa mia mini-antologia della grande Poesia Americana del '900. Naturalmente non cesserò di frequentare e di proporvi questi grandissimi autori, che sono di grande ispirazione per tutti noi, e che ci ricordano come la realtà americana sia contraddittoria, piena di vivide luci e ombre profonde, certo, e di pesanti responsabilità che derivano dalla sua collocazione politica e militare mondiale, certo, ma anche una fonte di cultura, di pensiero e di creatività, e di libertà, fondamentali e irrinunciabili per la nostra ormai senescente e inferma Civiltà Occidentale. Ma sicuramente NON è ciò che le ultime disgraziate elezioni presidenziali, grazie in gran parte a un meccanismo elettorale obsoleto e ormai privo di senso, ci hanno consegnato. O meglio, non è questa del POTUS Donald Bannon l'America che amiamo, in cui ci riconosciamo, e non è nemmeno l'autentica espressione di maggioranza di questo popolo per tanti versi straordinario, nato nel bene e nel male in parte dalla costola Europea.
In ogni caso, spero che abbiate apprezzato questo mio piccolo contributo e stimolo alla vostra conoscenza.

Vostra, con amore
Marianna


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