«La Poesia è Scienza, la Scienza è Poesia»

«Beauty is truth. truth beauty,- that is all
Ye know on earth, and all ye need to know.» (John Keats)

«Darkness cannot drive out darkness; only light can do that. Hate cannot drive out hate; only love can do that.» (Martin Luther King)

«Não sou nada. / Nunca sarei nada. / Não posso querer ser nada./ À parte isso, tenho em mim todos los sonhos do mundo» (Álvaro De Campo)

«A good poem is a contribution to reality. The world is never the same once a good poem has been added to it. A good poem helps to change the shape of the universe, helps to extend everyone's knowledge of himself and the world around him.» (Dylan Thomas)

«Ciò che premeva e che imparavo, è che in ogni caso non ci potesse mai essere poesia senza miracolo.» (Giuseppe Ungaretti)

venerdì 21 aprile 2017

"Candles" di Sylvia Plath


Amiche care, amici,

Non sono lontana a concludere, per ora, questo piccolo viaggio nella grande Poesia Americana del 900.
Vi vorrei proporre ancora due stupefacenti liriche di una grandissima Sylvia Plath, sempre ardue e tese, ma in questo caso inusitatamente intenerite, quasi in contemplazione di una felicità quieta e "normale" che lei, per qualche motivo a lei stessa impossibile da comprendere, appariva negata.

Anche questa volta, nel tentativo di rendere in qualche modo il "canto" della poesia di Sylvia, così complesso ma anche così armonico, così ricercato ma nello stesso tempo innocente, mi sono affidata a un metro classico, alternando endecasillabi e settenari.

Vi lascio alla lettura, amiche dilette e amici, grazie sempre, con amore.

M.P.




Sylvia Plath



Candles


They are the last romantics, these candles:
Upside-down hearts of light tipping wax fingers,
And the fingers, taken in by their own haloes,
Grown milky, almost clear, like the bodies of saints.
It is touching, the way they'll ignore

A whole family of prominent objects
Simply to plumb the deeps of an eye
In its hollow of shadows, its fringe of reeds,
And the owner past thirty, no beauty at all.
Daylight would be more judicious,

Giving everybody a fair hearing.
They should have gone out with the balloon flights and the stereopticon.
This is no time for the private point of view.
When I light them, my nostrils prickle.
Their pale, tentative yellows

Drag up false, Edwardian sentiments,
And I remember my maternal grandmother from Vienna.
As a schoolgirl she gave roses to Franz Josef.
The burghers sweated and wept. The children wore white.
And my grandfather moped in the Tyrol,

Imagining himself a headwaiter in America,
Floating in a high-church hush
Among ice buckets, frosty napkins.
These little globes of light are sweet as pears.
Kindly with invalids and mawkish women,

They mollify the bald moon.
Nun-souled, they burn heavenward and never marry.
The eyes of the child I nurse are scarcely open.
In twenty years I shall be retrograde
As these drafty ephemerids.

I watch their spilt tears cloud and dull to pearls.
How shall I tell anything at all
To this infant still in a birth-drowse?
Tonight, like a shawl, the mild light enfolds her,
The shadows stoop over the guests at a christening.


Sylvia Plath
17 October 1960





Candele


Sono l'ultime romantiche, queste
candele: cuori di luce a capofitto
in cima a dita di cera, e le dita
ognuna avvolta dalla propria aura,
come erette lattee figure, chiare
come salme di santi.

È commovente come esse trascurino
tutta un'intera famiglia di oggetti
importanti, soltanto per sondare
le profondità d'uno sguardo
nelle sue cavità più tenebrose,
sfrangiato di festuche,

anche se la sua proprietaria ha ormai
passato i suoi trent'anni, e non è bella
per nulla. Una illuminazione diurna
sarebbe assai più appropriata, e allora
darebbe a ciascuno il suo più gentile
giustissimo ascolto.

Tutto ciò avrebbe dovuto svanire
in volo come una mongolfiera
in uno stereoscopio. Non è tempo
più d'un personale punto di vista.
Quando le accendo mi pizzica il naso.
Il loro incerto, pallido,

giallino evoca fasulle visioni

edoardiane, che rammentano tanto
la nonna materna, che era di Vienna.
Quand'era scolaretta offrì le rose
a Franz Josef. Gli abitanti del borgo
piangevano e sudavano.

Tutti i bambini vestivano in bianco.
E mio nonno rimpiangeva il Tirolo
figurandosi capo cameriere
negli USA, scivolando in un silenzio
quasi da cattedrale tra cestelli
del ghiaccio e tovaglioli.

Questi minuscoli globi di luce
sono dolci come pere sugose.
Assai gentili con infermi e donne
troppo sentimentali, rabboniscono
la calva luna. Nell'anima suore
ardono al cielo, e mai

si sposeranno. Gli occhi della bimba
che sto allattando sono a pena schiusi.
Tra una ventina d'anni apparirò
ormai superata, come le effimere
che frullano nell'aria qui attorno.
Le lor lacrime osservo

che s'offuscano e opacizzano in perle.
Come potrò dire di più a questa
mia neonata che è ancora immersa
nel sonno infantile? Come uno scialle
stanotte l'avvolge la loro tenera
tremula luce. Le ombre

si chinano su lei
come fanno i testimoni al battesimo.



Sylvia Plath
Versione Italiana di Marianna Piani
Milano, 20 Aprile 2017
.

Nessun commento:

Posta un commento

Sarei felice di sentire di voi, i vostri commenti, le vostre sensazioni, le vostre emozioni. Io vi risponderò, se posso, sempre. Sempre con amore.