«La Poesia è Scienza, la Scienza è Poesia»

«Beauty is truth. truth beauty,- that is all
Ye know on earth, and all ye need to know.» (John Keats)

«Darkness cannot drive out darkness; only light can do that. Hate cannot drive out hate; only love can do that.» (Martin Luther King)

«Não sou nada. / Nunca sarei nada. / Não posso querer ser nada./ À parte isso, tenho em mim todos los sonhos do mundo» (Álvaro De Campo)

«A good poem is a contribution to reality. The world is never the same once a good poem has been added to it. A good poem helps to change the shape of the universe, helps to extend everyone's knowledge of himself and the world around him.» (Dylan Thomas)

«Ciò che premeva e che imparavo, è che in ogni caso non ci potesse mai essere poesia senza miracolo.» (Giuseppe Ungaretti)

sabato 18 febbraio 2017

Autodafé


Amiche care, amici,

In questi versi parlo semplicemente da donna, storicamente gravata di troppi secoli in cui, in quanto donna, ha dovuto “apparire” negando il suo “essere”, nascondendo, mascherando, sacrificando il propiro pensiero come fosse una macchia, rimanere in silenzio, oppure trovare mille escamotages per potersi in qualche modo esprimere, ma sempre ai margini, sempre in nicchie, in riserve “concesse” dall’alto. In questi versi ho voluto ritrarre me stessa, il mio essere donna oggi che, come gran parte delle donne, cerca di evadere gli schemi, infrangere le regole imposte dai pregiudizi, per vivere finalmente in prima persona femminile.
È questa in fondo la specificità della cosiddetta "scrittura femminile", affrontare senza false protezioni la realtà del mondo, la vita, uscendo allo scoperto, esponendo la propria sensibilità al vento della Storia, e sopportarne le ferite. Ritrovare anche in queste ferite la propria identità di donna. Come donna - narrare, testimoniare. Al costo di esserne travolta.
Vi lascio alla lettura, amiche dilette e amici, sempre con amore


M.P.





Autodafé


Donna io, dovrei essere ridotta
ai miei capelli bruni, all’abito
color vino, alle mie scarpe bordò
con il tacco, allo sfumato morbido

dell’ombretto, alla mia borsetta
ricolma di fatue cose, ai miei fiori,
ai miei strani folli disperati amori,
ai miei cicli, alle mie lune, alle maree.

Ebbene, che lo crediate o no,
io lo sento, il mio Tempo, e ascolto
la voce della Storia, che lo vogliate
oppure no, io lo vedo, il mondo.

Lo vedo non da lontano, non dal fondo,
ma dal cuore del suo cuore d’anima,
di sangue e sterco e fango, laddove
il mio sguardo posa, con sgomento.

Vedo anime che affollano cattedrali
senza santi, né dei, né officianti,
e corpi che s’ammontano in tetri tumuli
e bruciano in cenere la memoria.

Vedo genti godere di ricchezze
invereconde, e — attorno — torme patire
miserie più invereconde ancora
premendo al valico della Storia

assetate, lacere, offese, irate,
pronte a travolgere in un istante
la risibile fortezza che presidiamo
invano, i giusti con gli ingiusti,

i turpi con i puri, i rei con gl’innocenti.
Che lo accettiate o no, io vedo, e parlo,
e canto, e rifletto ciò che vedo
come lo specchio quieto del mio lago.

In questa quiete ove mi annullerò
annegando.



Marianna Piani
Trieste, 15 Dicembre 2015
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