«La Poesia è Scienza, la Scienza è Poesia»

«Beauty is truth. truth beauty,- that is all
Ye know on earth, and all ye need to know.» (John Keats)

«Darkness cannot drive out darkness; only light can do that. Hate cannot drive out hate; only love can do that.» (Martin Luther King)

«Não sou nada. / Nunca sarei nada. / Não posso querer ser nada./ À parte isso, tenho em mim todos los sonhos do mundo» (Álvaro De Campo)

«A good poem is a contribution to reality. The world is never the same once a good poem has been added to it. A good poem helps to change the shape of the universe, helps to extend everyone's knowledge of himself and the world around him.» (Dylan Thomas)

«Ciò che premeva e che imparavo, è che in ogni caso non ci potesse mai essere poesia senza miracolo.» (Giuseppe Ungaretti)

venerdì 20 gennaio 2017

"Let America Be America Again" di Langston Hughes



Amiche care, amici,

in qualche modo è una data storica questo 20 Gennaio: dopo una affannosa campagna elettorale, inquinata da una serie di offese e di violazioni non solo di una prassi consolidata per un pacifico e democratico avvicendamento, ma anche della stessa concezione, dei fondamenti di una Società Libera e Democratica quale siamo stati abituati, nelle sue luci e nelle sue ombre, a considerare questa grande Nazione, in questa data l'individuo che il meccanismo di voto ha designato prende ufficialmente e definitivamente il posto di comando ancora più rilevante del Pianeta.
La Democrazia parla una sola lingua, e quindi non c'è nulla da poter fare, per quanto pericoloso ed esiziale possiamo percepire questo passaggio, se non far sentire — democraticamente, ma con forza — tutto il nostro dissenso e la nostra opposizione, nella speranza che i meccanismi democratici (come è accaduto diverse volte in passato nella Storia) non si inceppino definitivamente.

Questo individuo ha basato la sua Campagna su uno slogan, "Make America Great Again", che è straordinariamente efficace, proprio nella sintesi perfetta che propone di questo populismo revanscista e potenzialmente totalitario.

Una mia carissima amica americana, poetessa, scrittrice e avvocato, Anna B. mi ha inviato qualche giorno fa una stupenda, ampia poesia di uno dei più grandi poeti americani di colore, Langston Hughes (1902—1967) che ho già introdotto la scorsa settimana pubblicando una sua lirica su queste stesse pagine.

Questa composizione è secondo me la migliore risposta possibile a quello slogan, con un titolo che da solo già dice tutto:
 
"Let America Be America Again"
Non "Great" quindi,  facciamo invece sì che l'America torni (al più presto) alle sue più autentiche radici, ai Padri Fondatori, a Lincoln, a Jefferson, a Benjamin Franklin, alla Grande Costituzione Americana.
Facciamo che l'America torni ad essere il sogno e il modello che è stato in tutta la sua storia, il sogno di Libertà e di Uguaglianza cui le Genti di tutto il mondo da sempre si ispirano.

Ho trovato impressionante, leggendo questo testo, scritto nel tono della orazione religiosa, quasi anticipatoria di quelle di Martin Luther kung (di cui, ironia della sorte, pochi giorni fa è stata onorato l'anniversario della nascita), come quasi ogni singolo verso di questa lunga e complessa composizione (85 versi) rappresenti a decenni e decenni di distanza una risposta forte, viva, puntuale, accurata a ogni singolo punto della "piattaforma" del "nuovo potere" che in queste ore si sta insediando, sperando di portare indietro l'orologio della Storia di quegli stessi decenni e decenni.

Ma quello che più conta, in questa sentita, appassionata perorazione, è l'incoraggiamento, l'esortazione appassionata, anzi il richiamo all'obbligo per tutti noi di non lasciarsi scoraggiare, di continuare a lottare, perché nulla delle conquiste passate possa essere perduto, e perché, anzi, occorre continuare a procedere sulla strada tracciata:

I say it plain,
America never was America to me,
And yet I swear this oath —
America will be!
Amiche dilette, amici, grazie di essermi accanto, vi voglio bene.

God Save America!

Con amore
M.P.


(PS: Eccezionalmente pubblico questo testo in contemporanea anche su MEDIUM)


Langston Hughes



Let America Be America Again


Let America be America again.
Let it be the dream it used to be.
Let it be the pioneer on the plain
Seeking a home where he himself is free.

(America never was America to me.)

Let America be the dream the dreamers dreamed —
Let it be that great strong land of love
Where never kings connive nor tyrants scheme
That any man be crushed by one above.

(It never was America to me.)

O, let my land be a land where Liberty
Is crowned with no false patriotic wreath,
But opportunity is real, and life is free,
Equality is in the air we breathe.

(There’s never been equality for me,
Nor freedom in this “homeland of the free.”)

Say, who are you that mumbles in the dark?
And who are you that draws your veil across the stars?

I am the poor white, fooled and pushed apart,
I am the Negro bearing slavery’s scars.
I am the red man driven from the land,
I am the immigrant clutching the hope I seek —
And finding only the same old stupid plan
Of dog eat dog, of mighty crush the weak.

I am the young man, full of strength and hope,
Tangled in that ancient endless chain
Of profit, power, gain, of grab the land!
Of grab the gold! Of grab the ways of satisfying need!
Of work the men! Of take the pay!
Of owning everything for one’s own greed!

I am the farmer, bondsman to the soil.
I am the worker sold to the machine.
I am the Negro, servant to you all.
I am the people, humble, hungry, mean —
Hungry yet today despite the dream.
Beaten yet today — O, Pioneers!
I am the man who never got ahead,
The poorest worker bartered through the years.

Yet I’m the one who dreamt our basic dream
In the Old World while still a serf of kings,
Who dreamt a dream so strong, so brave, so true,
That even yet its mighty daring sings
In every brick and stone, in every furrow turned
That’s made America the land it has become.
O, I’m the man who sailed those early seas
In search of what I meant to be my home —
For I’m the one who left dark Ireland’s shore,
And Poland’s plain, and England’s grassy lea,
And torn from Black Africa’s strand I came
To build a “homeland of the free.”

The free?

Who said the free?  Not me?
Surely not me?  The millions on relief today?
The millions shot down when we strike?
The millions who have nothing for our pay?
For all the dreams we’ve dreamed
And all the songs we’ve sung
And all the hopes we’ve held
And all the flags we’ve hung,
The millions who have nothing for our pay —
Except the dream that’s almost dead today.

O, let America be America again —
The land that never has been yet —
And yet must be — the land where every man is free.
The land that’s mine — the poor man’s, Indian’s, Negro’s, ME —
Who made America,
Whose sweat and blood, whose faith and pain,
Whose hand at the foundry, whose plow in the rain,
Must bring back our mighty dream again.

Sure, call me any ugly name you choose —
The steel of freedom does not stain.
From those who live like leeches on the people’s lives,
We must take back our land again,
America!

O, yes,
I say it plain,
America never was America to me,
And yet I swear this oath —
America will be!

Out of the rack and ruin of our gangster death,
The rape and rot of graft, and stealth, and lies,
We, the people, must redeem
The land, the mines, the plants, the rivers.
The mountains and the endless plain —
All, all the stretch of these great green states —
And make America again!

Langston Hughes (1938)




Facciamo che l'America sia l'America ancora.


Facciamo che l'America sia l'America ancora.
Facciamo che torni ad essere il sogno ch'è stato.
Facciamo ch'essa ritrovi nella prateria il pioniere
in cerca d'una magione dove trovare la propria libertà.

(L'America non fu mai America per me.)

Facciamo che l'America torni ad essere il sogno sognato
da quei visionari — facciamo che sia questa immensa solida terra d'amore
laddove mai vi dovranno attecchire regimi o regni o tiranni corrotti
né più alcun uomo sarà schiacciato da qualcuno sopra di lui.

(Questa non è mai stata l'America per me)

Oh, facciamo che il nostro Paese sia la terra dove la Libertà
è onorata senza alcuna patriottica coccarda,
ma l'opportunità si riveli reale, e libera sia la vita,
e l'Uguaglianza sia nell'aria stessa che respiriamo.

(Non vi è mai stata uguaglianza per me,
né libertà, in questa Patria della Libertà.)

Dimmi, chi sei tu che mormori nel buio?
Chi sei tu che stendi il tuo velo di traverso alle stelle?
Io sono il Bianco nella miseria, ingannato ed emarginato.
Io sono il Negro che ancora reca gli sfregi della schiavitù.
Io sono il pellerossa strappato alle sue terra,
Io sono il migrante che stringe nel pugno la propria speranza —
e ritrova soltanto il consueto stupido schema
del cane che mangia cane, del piccolo divorato da chi è più grande.

Io sono la gioventù colma di energia e speranza,
impastoiata in questa antica perpetua catena
di profitto, potere, guadagno, occupazione di terre!
Di conquistar l'oro! Di cogliere ogni occasione per saziare i bisogni!
Dell'uomo al lavoro! Del giorno di paga!
Del possedere tutto per la brama di avere!

Io sono il mezzadro asservito alla terra.
Io sono l'operaio, asservito al congegno.
Io sono il negro, il servo d'ognuno di voi.
Io sono la gente, vile, umile, violata,
offesa ancor oggi, nonostante quel sogno.
Sconfitta, ancora oggi — Oh, Pionieri!
Io sono colui che non ha mai avanzato, il miserrimo
operaio sconfitto in perpetuo, anno dopo anno.

Eppure io sono colui che ha avuto il sogno originale,
mentre nel mondo passato era ancora servo di re,
colui che ebbe un sogno così ardito, così saldo, così vero,
che ancora oggi intona la sua immensa audacia
in ogni pietra o mattone, in ogni solco tracciato,
colui che ha fatto l'America la Nazione che è diventata.
Oh, io sono l'uomo che ha navigato quei primi oceani
in cerca di ciò che sarebbe divenuta sua patria —
perché io sono colui che ha lasciato le scure rive d'Irlanda,
e le pianure della Polonia, e le brughiere di Britannia,
e sono quell'uomo che è stato strappato dai lidi dell'Africa Nera
per venire a edificare questa "Patria della Libertà".

La Libertà?

Chi ha parlato di Libertà? Non io?
Davvero non io? Tutti i milioni tra noi oggi licenziati?
I milioni tra noi abbattuti mentre manifestiamo?
I milioni di noi che non hanno alcuno stipendio?
Per tutti i sogni che abbiamo sognato
e tutti i canti che abbiamo cantato
e tutte le speranze che abbiamo abbracciato
e tutte le bandiere che abbiamo innalzato,
tutti i milioni di noi che non hanno alcun compenso —
se non quel sogno che è ormai quasi spento.

Oh, facciamo che l'America sia l'America ancora —
la terra che ancora non è mai stata —
e pure ha da essere infine — la terra dov'è libero ogni Uomo,
la mia terra, la terra del povero, dell'Indiano, del Negro, la MIA —
Chi ha fatto l'America
del suo sudore e del suo sangue, della sua fede e dolore,
delle sue braccia in fonderia, del suo aratro sotto la pioggia,
deve riportarci qui il nostro sogno, di nuovo.

Certo, chiamatemi pure con ogni epiteto vi pare —
l'acciaio della libertà non si macchia e non s'intacca.
Dalle mani di coloro che vivono come cimici sulla vita di altri,
dobbiamo riprenderci indietro la nostra terra,
l'America.

Oh, sì,

chiaro e forte lo dico,
l'America non è mai stata America per me,
eppure, lo giuro su Dio —
America sarà.

Via dalle mafie, e dalla vergogna della morte nostra criminale,
dallo stupro e marciume della corruzione, e dalla truffa, dalla
menzogna e dalla coazione, noi, la gente, dobbiamo riscattare
le terre, le miniere, e i campi, e i fiumi.
E le montagne e le sterminate pianure —
tutto; per tutto l'estendersi di questi Stati fecondi,
e fare l'America ancora, di nuovo!


Langston Hughes
(Versione Italiana di Marianna Piani - Milano 20 Gennaio 2017)
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