«La Poesia è Scienza, la Scienza è Poesia»

«Beauty is truth. truth beauty,- that is all
Ye know on earth, and all ye need to know.» (John Keats)

«Darkness cannot drive out darkness; only light can do that. Hate cannot drive out hate; only love can do that.» (Martin Luther King)

«Não sou nada. / Nunca sarei nada. / Não posso querer ser nada./ À parte isso, tenho em mim todos los sonhos do mundo» (Álvaro De Campo)

«A good poem is a contribution to reality. The world is never the same once a good poem has been added to it. A good poem helps to change the shape of the universe, helps to extend everyone's knowledge of himself and the world around him.» (Dylan Thomas)

«Ciò che premeva e che imparavo, è che in ogni caso non ci potesse mai essere poesia senza miracolo.» (Giuseppe Ungaretti)

mercoledì 21 settembre 2016

Fili d'erba nell'Universo




Amiche care, amici,

questa lirica mi è stata ispirata da un'amica cara, splendida - di spirito e aspetto - donna, artista sensibilissima e di talento, e scrittrice (mi rendo conto che tra le persone che maggiormente amo e con cui ho un rapporto d'anima più stretto, molte - tra le poche - sono scrittrici, perdutamente innamorate, come me, della Parola: certo non è un caso).

Continuo la mia riflessione attorno al Tempo. A quarantatré anni ormai, il Tempo ha iniziato a dominare con le sue luci e le sue ombre la mia esistenza quotidiana. Prima, nella svagata e folle giovinezza, il tempo per me era un'entità astratta, che determinava sì certe scadenze, certi impegni, ma di certo non incideva più di tanto nella mia vita. Era come avere a disposizione un grande patrimonio, una montagna di monete, come il mitico deposito del Uncle Scrooge (Zio Paperone) Disneyano, da cui si potevano trarre manciate monete senza che in apparenza nulla incidesse sulla massa di dollari luccicanti che riempivano metri e metri cubi di magazzino. Io poi, che sono stata sempre una paperina, non certo una paperona, ero e sono sempre stata prodiga - con i soldi, e più ancora con il mio tempo - per cui mi preoccupavo ben poco di questi prelievi, di questa emorragia sotterranea, inarrestabile: come tutti i prodighi ero convinta che la mia ricchezza, il mio patrimonio in Tempo, in Vita, fosse infinito.

Un bel giorno, come mi dicono avviene a molti, forse a tutti, quasi di colpo mi sono destata una mattina, e ho "scoperto" che le scorte di questa particolare insostituibile valuta - il Tempo - si erano drasticamente ridotte, e ho iniziato con raccapriccio a scorgere il fondo di questo oceano, a vederne i crepacci e i baratri. E a comprendere il senso della mia personale, inevitabile ed inesorabile finitezza. Il Tempo, capii, è un paradosso che avrei sempre potuto accelerare, ma mai certo rallentare e tanto meno fermare, ed esso è divenuto il mio Signore, il mio Interlocutore Primario, colui con cui giorno per giorno debbo contrattare la mie esistenza e ogni singolo passo nella mia declinante parabola vitale.

Per voi amiche dilette e amici, e a colei, amatissima, che mi ha ispirata nella stesura di questi versi.

M.P.





Fili d'erba nell'Universo


Il Tempo, lassù, è nulla,
e di nulla è la memoria,
di cui esso è la materia.

Nemmeno l'idea di un alto
o un basso, di un inizio,
o fine, colà ha senso alcuno.

Lassù, l'esistere medesimo
svapora in una nebulosa
di spaurita indeterminatezza.

Qui, su questa terra agra,
l'atmosfera condensa intanto
in una gentile brezza.

È una brezza familiare,
come la voce di una madre
che chiama a sé la figlia.

Scende dalla collina,
risale la pendice glabra
che prelude alla foresta.

Mi raggiunge ora, questa brezza
fuggitiva, e mi avvolge il seno
come un velo virginale.

Nulla so, taccio, e osservo
sul culmine di un masso,
contro il cielo un po' aggrondato

che attende il bacio della notte,
quei due steli di gramigna:
i fili d'erba di cui m'hai detto.

Tremano, alla brezza,
palpitano all'unisono, poiché
hanno unite le radici, avvinte

tra loro sotto il suolo, dacché
sanno d'essere un nulla al cospetto
dell'immenso che li confonde.

Proprio ora, che scende notte.
Ora, che il navigante si dispone
a vegliare sulle stelle

per non perdere la rotta.
Ora, che la bonaccia è vinta.
Ora, ch'è sconfitta l'indifferenza.

È vero? Non mi lascerai mai sola?
Perché, sai, il mare è nero,
come il cielo ai nostri occhi.

Eppure - non lo sanno quei vaghi steli,
ma noi sì - questo cielo, quest'immenso,
quest'Universo, ci guarda con favore.

Vero è: tutti saremo, un giorno, infine
come fili d'erba nell'Universo.
E noi due insieme, lo saremo -

proprio qui, al confine della fine.





Marianna Piani
Milano, Gennaio 2016

(Dedicata alla amata M.R.
che pur di lontano,
me l'ha ispirata e detta)
.

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