«La Poesia è Scienza, la Scienza è Poesia»

«Beauty is truth. truth beauty,- that is all
Ye know on earth, and all ye need to know.» (John Keats)

«Darkness cannot drive out darkness; only light can do that. Hate cannot drive out hate; only love can do that.» (Martin Luther King)

«Não sou nada. / Nunca sarei nada. / Não posso querer ser nada./ À parte isso, tenho em mim todos los sonhos do mundo» (Álvaro De Campo)

«A good poem is a contribution to reality. The world is never the same once a good poem has been added to it. A good poem helps to change the shape of the universe, helps to extend everyone's knowledge of himself and the world around him.» (Dylan Thomas)

«Ciò che premeva e che imparavo, è che in ogni caso non ci potesse mai essere poesia senza miracolo.» (Giuseppe Ungaretti)

mercoledì 28 settembre 2016

Soltanto alberi



Amiche care, amici,

fu proprio in una passeggiata così, una mattina di Settembre, nel bosco che lambisce e quasi abbraccia la sua casa di famiglia, che decidemmo, senza quasi meditare, senza attendere che fosse una o l'altra a compierte il primo passo, come fosse un nostro unico pensiero, di affidarci una nelle mani dell'altra, per la vita.
Fu tutto così naturale e del tutto conseguente, la vita ci aveva fatto incontrare, la scintilla dell'amore era scoccata, si era fatta fiamma, tempesta, vortice. Ogni desiderio reciproco lo potevamo esaudire una nelle braccia dell'altra, ogni volta che possiamo incontrarci e passare qualche ora, o una notte, o giorni interi assieme. Ora giungeva il tempo di mutare l'amore da un fremito dei sensi a un autentico progetto di vita.
L'amore è dedizione, rispetto, ammirazione, consuetudine, lealtà. Tutto questo non è più l'infatuazione di un momento, in cui prevale il piacere e la felicità dell'incontro e la carnalità dei corpi, ma è l'incrocio delle anime, e gradualmente ma inevitabilmente si approfondisce, si radica, e diventa l'impegno per una vita.
Questo è sempre valido, per ogni coppia, ma forse è perfino più valido per una coppia omosessuale, dove l'impegno di vita è in certo modo meno "scontato", più arduo ed esposto, e quasi per necessità, più consapevole.

Un tempo si incidevano a coltello i nomi degli amanti, racchiusi da un cuore stilizzato, sulle cortecce degli alberi, a simbolo e testimonianza di una unione che intende mettere radici, come la quercia centenaria su cui è incisa e in cui si identifica.

Per questo gli alberi, gli amati, longevi,  indulgenti, silenziosi alberi, non sono "soltanto alberi", ma saldi e fedeli testimoni delle nostre vite e dei nostri destini.

Per voi, amiche dilette e amici, come sempre, più che mai, con amore

M.P.



Soltanto alberi


Questa terra che sale
da dietro casa, è un bosco:
sono alberi, soltanto alberi.
Abeti, querce, moltissime betulle
bianche, e altre essenze
che non distinguo.
Alberi e altri alberi, alti fusti
o robusti arbusti, rami
che s'intrecciano come mani
in orazione. Ben conosco
questo posto, eppure ancora
mi fa paura, a inoltrarmici da sola.

Gli alberi sono vita pura.
Vita - si dice - senza coscienza.
Vita che scorre diretta
dalla nera terra al cielo di ghiaccio
lungo il libro in cuore al fusto.
Potrebbero accoglierci senza timore,
con un inatteso abbraccio.
Oppure, potrebbero respingerci
alla deriva, con furore.
Per questo, amore, vorrei
ci fossi tu, con me ora
su questa tenue traccia di sentiero.

Ecco, dammi la tua mano adesso,
poggia il piede su quel sasso
con cautela, che potrebbe subito
tradire, scavalca con un passo
questa radice, deforme e torta
come le dita di un titano
adunghiate alla vita
che gli cede come argilla.
Non saremo più smarrite allora,
non proveremo più paura, e quando
gli alberi severi si chineranno
su di noi, sarà con indulgenza.

Vedi, quel pino, adusto
che tende i suoi rami scarnificati
e il fusto fin che può verso la luce?
Vedi quelle felci scure
che si affollano in fondo valle?
Vedi le chiome dei salici
che si scostano al nostro passare
come una cortina teatrale?
Vedi quanta vita qui, muta
e immota, ancorata alla terra,
che pure non invidia la nostra
libertà intrepida e sofferta?

Guarda ora le nostre ombre lievi
carezzare radure e varcare siepi,
unirsi, come due nubi
s'uniscono al cospetto del loro sole:
non ti appare un miracolo divino
questo nostro farci da due
una, una sostanza sola,

un'essenza, un nome solo,
una vita che ha vita
dalla dell'altra vita, proprio qui,
in questa cattedrale
consacrata allo spirito vitale?
 

Non ti parrà di coronare così
il candido nostro sogno
nuziale?



Marianna Piani
Milano, 3 Febbraio 2016
.

sabato 24 settembre 2016

Notturno


Amiche care, amici,
per il titolo di questo componimento, metricamente definibile come un sonetto classico,  ho voluto prendere in prestito il nome di una forma musicale, una delle più intime ed emotivamente caratterizzate del.periodo romantico Europeo.


Nella mia scrittura, io "lavoro" molto con le immagini e sulle immagini, e anche qui sono le immagini - mentali o visive - a condurre il gioco. Tuttavia il vero e unico "luogo della poesia", qui come in ogni composizione degna, è il tessuto armonico, il dialogo e l'equilibrio dei valori ritmici, sonori, timbrici, i silenzi, le pause, le consonanze, il contrappunto.
Il senso dei ogni scrittura lirica infatti, secondo me sta nel trovare questo punto di equilibrio, delicato ma irrinunciabile, tra narrazione e musicalità. Tra melodia ed armonia.
E per questa ragione anche la scelta espressiva della forma sonetto, la forma poetica dove forse più intensa e scoperta si esprime questa ricerca.
 

Amiche dilette e amici, vi lascio volentieri alla lettura, se vorrete, come sempre con tutto il mio amore.

M.P.






Notturno

 

Stelle specchiantisi nelle acque
dopo la pioggia copiosa d'inverno.
Stelle che stanno a distanze infinite
dal nostro intimo infimo inferno.
Stelle che spolverano il cielo di luce
come le nostre illusioni svanite.
Stelle sopra la solitudine atroce
delle nostre menti vaghe sopite.
Stelle stupite a udire la voce
dell'alba cantare dall'orizzonte
precoce il loro fugace destino.
Nulla, nulla più delle stelle seduce
e induce a smarrire la mente
al di là del più remoto confine.

Stelle commosse - che anelano al niente.



Marianna Piani
Milano, 10 Febbraio 2016
.

mercoledì 21 settembre 2016

Fili d'erba nell'Universo




Amiche care, amici,

questa lirica mi è stata ispirata da un'amica cara, splendida - di spirito e aspetto - donna, artista sensibilissima e di talento, e scrittrice (mi rendo conto che tra le persone che maggiormente amo e con cui ho un rapporto d'anima più stretto, molte - tra le poche - sono scrittrici, perdutamente innamorate, come me, della Parola: certo non è un caso).

Continuo la mia riflessione attorno al Tempo. A quarantatré anni ormai, il Tempo ha iniziato a dominare con le sue luci e le sue ombre la mia esistenza quotidiana. Prima, nella svagata e folle giovinezza, il tempo per me era un'entità astratta, che determinava sì certe scadenze, certi impegni, ma di certo non incideva più di tanto nella mia vita. Era come avere a disposizione un grande patrimonio, una montagna di monete, come il mitico deposito del Uncle Scrooge (Zio Paperone) Disneyano, da cui si potevano trarre manciate monete senza che in apparenza nulla incidesse sulla massa di dollari luccicanti che riempivano metri e metri cubi di magazzino. Io poi, che sono stata sempre una paperina, non certo una paperona, ero e sono sempre stata prodiga - con i soldi, e più ancora con il mio tempo - per cui mi preoccupavo ben poco di questi prelievi, di questa emorragia sotterranea, inarrestabile: come tutti i prodighi ero convinta che la mia ricchezza, il mio patrimonio in Tempo, in Vita, fosse infinito.

Un bel giorno, come mi dicono avviene a molti, forse a tutti, quasi di colpo mi sono destata una mattina, e ho "scoperto" che le scorte di questa particolare insostituibile valuta - il Tempo - si erano drasticamente ridotte, e ho iniziato con raccapriccio a scorgere il fondo di questo oceano, a vederne i crepacci e i baratri. E a comprendere il senso della mia personale, inevitabile ed inesorabile finitezza. Il Tempo, capii, è un paradosso che avrei sempre potuto accelerare, ma mai certo rallentare e tanto meno fermare, ed esso è divenuto il mio Signore, il mio Interlocutore Primario, colui con cui giorno per giorno debbo contrattare la mie esistenza e ogni singolo passo nella mia declinante parabola vitale.

Per voi amiche dilette e amici, e a colei, amatissima, che mi ha ispirata nella stesura di questi versi.

M.P.





Fili d'erba nell'Universo


Il Tempo, lassù, è nulla,
e di nulla è la memoria,
di cui esso è la materia.

Nemmeno l'idea di un alto
o un basso, di un inizio,
o fine, colà ha senso alcuno.

Lassù, l'esistere medesimo
svapora in una nebulosa
di spaurita indeterminatezza.

Qui, su questa terra agra,
l'atmosfera condensa intanto
in una gentile brezza.

È una brezza familiare,
come la voce di una madre
che chiama a sé la figlia.

Scende dalla collina,
risale la pendice glabra
che prelude alla foresta.

Mi raggiunge ora, questa brezza
fuggitiva, e mi avvolge il seno
come un velo virginale.

Nulla so, taccio, e osservo
sul culmine di un masso,
contro il cielo un po' aggrondato

che attende il bacio della notte,
quei due steli di gramigna:
i fili d'erba di cui m'hai detto.

Tremano, alla brezza,
palpitano all'unisono, poiché
hanno unite le radici, avvinte

tra loro sotto il suolo, dacché
sanno d'essere un nulla al cospetto
dell'immenso che li confonde.

Proprio ora, che scende notte.
Ora, che il navigante si dispone
a vegliare sulle stelle

per non perdere la rotta.
Ora, che la bonaccia è vinta.
Ora, ch'è sconfitta l'indifferenza.

È vero? Non mi lascerai mai sola?
Perché, sai, il mare è nero,
come il cielo ai nostri occhi.

Eppure - non lo sanno quei vaghi steli,
ma noi sì - questo cielo, quest'immenso,
quest'Universo, ci guarda con favore.

Vero è: tutti saremo, un giorno, infine
come fili d'erba nell'Universo.
E noi due insieme, lo saremo -

proprio qui, al confine della fine.





Marianna Piani
Milano, Gennaio 2016

(Dedicata alla amata M.R.
che pur di lontano,
me l'ha ispirata e detta)
.

mercoledì 14 settembre 2016

Luce della nostalgia...



Amiche care, amici,

Oggi, in questa atmosfera dolce e serena di fine estate, ritorno alla memoria, alle immagini della prima giovinezza, dei luoghi in cui sono cresciuta, dove ogni sensibilità, ogni comprensione del mondo ha posto le sue radici.
Non voglio indulgere in ulteriori commenti, preferisco lasciarvi alla libera lettura, se vorrete, di questi versi, magari in compagnia dei vostri personalissimi ricordi…

Con amore

M.P.





Luce della nostalgia
(ombra della malinconia)



"Bruciata la materia del ricordo, ma non il ricordo"
Mario Luzi


Quelli erano i miei prati,
quelle le mie aride pinete,
quelle le estati sopra i massi
del frangiflutti che
chissà perché chiamavamo
grotte, quelli i ricci marini
di cui avevo orrore
(povere bestiole, uniche
che io temessi o disgustassi -
senza ragione),
quella la spiaggia piccolina
di ghiaia fina, quello l'angolo
appartato, tra sole
e ombra, dove mamma,
mirabile giovane figura
nel suo duepezzi
blu e azzurrino,
si dedicava a una lettura
e vigilava attenta
e segretamente ansiosa
su noi creature che impazzavamo
senza posa sulla battigia,
tra onda e onda,
finché la pelle delle dita
si raggrinziva e quasi ci doleva:
noi piccole stoiche
non ci arrendevamo,
non prima che si arrendesse il sole.

Quelli erano i sogni
e i pensieri
senza ieri
e senza domani,
quelli i miti e le leggende
che incarnavamo
nelle nostre tenere illusioni,
quelli i primi cuori
chissà come palpitanti
per quei ragazzi bruni,
i nostri cuori trapassati
da quegli occhi screziati
di sfrontata giovinezza,
quelli i rifugi dove infine
fuggivamo piangendo adirate,
tormentate
dalla nostra odiata timidezza.
(Per me frattanto
i primi libri, i primi fogli
in cui rapprendeva
la mia minuscola esperienza,
e insieme i primi turbamenti
nell'intuizione oscura ancora
d'essere diversa…)

Il sole pieno del Settembre,
quello che dava a noi ragazzi
il primo senso della fine
- dell'estate -
tramonterà per sempre
su quelle stagioni,
su quelle spiagge,
su quei paesaggi
che abbiamo ormai da tempo
abbandonato,
l'ombra lunga della distanza
ci raggiunge e ci cancella.
Ora diciamo a un cielo
grigio e raggelato
quanto abbiamo colà vissuto
e quanto abbiamo amato.



Marianna Piani
Milano, 22 Gennaio 2016
.

giovedì 8 settembre 2016

Passione tra farfalle


Ho incontrato Anna proprio su queste pagine, e su queste pagine abbiamo incrociato i nostri primi dialoghi, appassionati, di vita e di scrittura.
Lei, come me, ama la scrittura e la poesia, forse al di sopra di ogni cosa, forse anche più del suo lavoro; lei, come me, scrive per passione e senza alcun altro scopo che esprimere il suo animo; lei come me non è interessata al mezzo in sé, e tanto meno a esibire la propria capacità, ma solo alla possibilità di rompere il silenzio attorno a sé.
Lei, più di me, ha un talento nativo, luminoso, puro e spontaneo come una sorgente di montagna, e lei, più di me, riesce a istillare nelle sue parole il suo sangue, il suo cuore, prima che la sua mente.
Per amicizia, per simpatia, forse immeritatamente, mi ha concesso il privilegio di poter tradurre in Italiano alcuni dei suoi versi.
Per me si tratta di un grande cimento, questo di agire (con la traduzione) sulla carne viva di una scrittura ancora palpitante, appena concepita, una avventura che mi è capitata assai di rado, che mi rende allo stesso tempo felice per la grande opportunità di esplorare un mondo poetico di grande sensibilità, diverso dal mio, ma in qualche modo a me vicino, e la grande responsabilità che tale compito significa.
Inizio volutamente con questa splendida poesia, dove è immediatamente palese la intensissima sensualità della scrittura di Anna, una scrittura che emana desiderio e piacere ad ogni accento, come raramente mi è capitato di incontrare, non parliamo tra i “dilettanti”, ma addirittura tra i poeti più autentici e riconosciuti.
Ho in programma di tradurre altre di queste splendide poesie, e di pubblicarle via via qui, su queste pagine, e su MEDIUM.



I met Anna on these pages, and on these pages we crossed our first dialogue, in words, writings and souls.
She, like me, loves writing and poetry, perhaps above all, perhaps even more of her own work; she, like me, writes only for passion and with no other purpose than to express her thoughts.
She, more than me, has a native talent, bright, pure and spontaneous as a mountain spring; and she, more than me, can instill in words her own warm blood and beating heart.
For friendship, or sympathy, perhaps undeservedly, she has given me the privilege to translate into Italian some of her work.
For me it is a big trial, like a surgery knife (the translation) on the living body of a still-beating writing, just born: an adventure that happened to me very rarely, that makes me at the same time happy for the great opportunity to explore a poetic world of huge sensitivity, so different from mine, but mysteriously close to me, and the great responsibility that this task entails.
This is why I did this very rarely, and only with people I consider very special, artistically and humanly.
I start deliberately with this beautiful poem, where it is immediately evident the huge, wide opern writing sensuality of Anna, a writing emanating desire and pleasure to every accent, something I have rarely met, let alone among the “amateur”, but even among the the greatest modern poets. These verses at the beginning even recalls some Dickinson’s nuances.
I’m planning to translate more of these poems, and to publish them gradually here on MEDIUM and on my blog.
Hoping that Anna will accept and enjoy my humble translations.
(I publish this poem in the same time here and in MEDIUM)

M.P.






The passion of butterflies


bees and birds
whispered to me
that one day
this would happen

and now
you lure me from my flight
I am drawn by
your overpowering
masculine scent
we are
so here
and so ready
for this

yes
pin my glorious wings
down
open me
fully
expose me
widen my wingspan
enter me
take me

yes
ground me to
the earth here with you
it was for this moment
I emerged from
my silky dark cocoon
a promised
sweet moment
of mating
with you


Anna Now




Passione tra farfalle.

 

Le api, e i fringuelli
mi sussurravano
che così sarebbe stato — 
un giorno


E ora,

ora tu mi distrai dal volo
e io — io ora sono guidata
ciecamente dal tuo maschio sentore
prepotente —


E noi siamo così
presenti
e così pronti
a tutto questo



inchioda
le mie sontuose ali
al suolo
aprimi sventami
esponimi tutta
spalancami in tutta
la mia apertura d’ali
entrami prendimi



atterrami qui
assieme a te
è per quest’attimo solo
che io emersi
dal mio bozzolo bruno:
un solo breve dolce
disperato promesso istante
d’amante con te.



(Versione Italiana di Marianna Piani
Nebbiuno, 6 Agosto 2016)
.

mercoledì 7 settembre 2016

Per te sola



Amiche care, amici,

ritorno oggi alla più schietta e disarmata scrittura d'amore: solo sentimento bruciante e vivo colto al volo, nient'altro.
Lasciando alla parola il suo spazio pieno e totale, senza nemmeno pensare a forma, prosodia, metro, rima, un poco come nei miei primissimi tempi, in adolescenza, quando la "forma poetica" era semplicemente il mio modo preferito di esprimere la mia anima, in piena libertà. Del resto all'epoca tenevo tutto per me, come una specie di diario segreto, e nessuno, meno che mai le mie fiamme e fiammelle di quei tempi, aveva accesso a quei quaderni, e me ne guardavo bene da far sapere in giro che "scrivevo".
Una strana sorta di pudore o di ritegno, che conservo ancora adesso: ora pubblico queste cosette, necessariamente, poiché sono convinta che la scrittura prenda vita soltanto dall'incontro con i lettori, tanti o pochi che siano; ma non le leggo o faccio leggere mai a chi mi vive vicino.

Questa particolare composizione è nata d'impeto, dedicata alla persona che con la sua presenza mi ha praticamente fatto rivivere, aiutandomi ad uscire da un periodo di orribile smarrimento. È la persona che oggi amo, con tutta me stessa, e che spero rimarrà accanto a me per sempre, tanto che stiamo progettando di sposarci.
Questi versi sono l'espressione di un discorso diretto, in prima persona, di un sentimento intimo e pienamente vissuto, di come un incontro tra due anime possa sfidare ogni convenzione, situazione, pregiudizio, ostilità, malessere, e illuminare l'oscurità della vita. Un dialogo personalissimo, tanto che ho dubitato a lungo se pubblicarla o no.
Alla fine mi sono decisa, in fondo si tratta di una confessione d'amore forte e sincera, un omaggio per tutto ciò che devo a questa persona, che oggi è tutta la mia vita. 

E infine scrivere cos'è se non un modo per rivelarsi, per estendere la propria emozione e la propria esperianza a chi per avventura, per diletto o per affetto ci tiene in vita, leggendo.

Vi lascio dunque alla lettura, amiche dilette e amici, più che mai con amore.

M.P.







Per te, per te sola
ho abbattuto confini
impenetrabili, sfidato
giudizi spietati, ferali
pregiudizi, per te
mi sono vantata
di essere nata,
mi sono sentita
femmina per intero,
per te ho vissuto
quegli effimeri momenti
come fossero perpetui,
solo per te
ho scritto con il nero
sangue del furore
il vero nome dell'amore
sopra i muri
della cella.

Per te, solo per te
sono sopravvissuta
oltre ogni possibile inganno,
sopra la sorte
che m'imprigiona,
ho tollerato ferite
farsi piaghe,
e laceranti offese
fare muro nella mente
orfana di ragione;
per te ho avuto fede
nella speranza
proprio quando questa
mi tradiva apertamente,
e per te, per te ho atteso
che la porta si schiudesse
a una luce,
quale sia.

Solo per te, cara e mia,

luce mia,
ho avuto fede.



Marianna Piani
Milano, 20 Gennaio 2016
.

sabato 3 settembre 2016

Sulla Senna


Amiche care, amici,

in questa composizione, in versi piuttosto piani e narrativi, il ricordo della mia ultima visita a Parigi, poco prima dei tragici fatti che hanno recentemente ferito brutalmente questa città, l'intera Francia e il suo senso della libertà nella fratellanza, e scosso nel profondo tutti noi.

Ho sempre amato questa città magica: è banale dirlo, vi sono città al mondo che non si possono non amare, e che rappresentano nell'immaginario la quintessenza di una intera Civiltà. In questo senso, della Civiltà intendo, Parigi è probabilmente la capitale, e ben sapevano probabilmente le menti tragiche e avvelenate d'odio che hanno progettato, o anche solo appoggiato, quella catena di attentati e la sua scia di sangue. Provare a ferire a morte, nel cuore, una città per vocazione e Storia aperta e fragile come Parigi equivale a ferire a morte l'intera Civiltà che tale città ha espresso. I centri vitali della cultura, che in Parigi ebbero la loro sede primaria dalla Rivoluzione in avanti, negli ultimi decenni si sono spostati altrove, e ora, mentre scrivo, hanno un po' perduto una patria e vagano disorientati e dispersi tra i nodi della rete e sedi ormai decadenti, con nuovi poli d'attrazione in Asia e Africa.
Ma il simbolo, l'immagine rimane, e per una donna figlia di questa Cultura e questa Civiltà, fiera di esserlo, quale io sono, Parigi rimane fin dentro l'anima l'espressione della mia personale concezione di vita. Più della un poco pomposa Statua all'imboccatura del Porto di New York (peraltro, non a caso, oriunda parigina anch'essa e figlioccia dello stesso Eiffel), è la Tour Eiffel per me il simbolo - inutile e ardita espressione di razionalità e irrazionalità assieme, al pari della la mente umana - del bene per me più prezioso e unico e vero fondamentale portato della nostra vecchia Civiltà morente: la Libertà.

A Parigi mi sento più libera che altrove. È vero, è solo una sensazione, come prima dicevo con un ossimoro, irrazionalmente razionale. È vero, i Parigini sono fieri e un po' spocchiosi, poco propensi a tollerare quelli che considerano i difetti di altri popoli, Italiani in testa. È vero, la Parigi "vera" - il Centro Storico, immenso - col tempo si è mutata in una specie di parco chiuso per ricchi, dati i costi spaventosi di un qualsiasi buco abitabile che non sia al di là delle terrificanti périphérique.
Tuttavia se potessi mi trasferirei lì in qualsiasi momento, senza esitare.

Manco da allora, e non ho vissuto che da "esterna" i fatti terribili cui accennavo sopra.
Ma ci tornerò, presto, alla prima occasione: come ho già detto in altri interventi io non ho paura del terrorismo, mi strazia assistere alla morte di innocenti, per un "ideale" fanatico e blasfemo. Ma personalmente non ho paura, e non intendo mutare di una virgola il mio atteggiamento e il mio modo di vivere. Mi sottoporrò con pazienza agli (inutili o quasi) rituali di sicurezza cui questi fanatici ci hanno gradualmente costretti. Ma tornerà presto a guardare dal parapetto di un ponte lo scorrere placido e torbido della Senna, un fiume che di sangue e di morte ne ha visto tanto, ma continua a scorrere, come la Storia, come la Vita…

Quanto mi manchi Parigi, i tuoi amori, le tue luci, le tue notti infinite…

Per voi, amiche dilette e amici, come sempre, con amore.
 

M.P.




Sulla Senna


Attraversai quel ponte sulla Senna
una sera di precoce primavera
in compagnia dell'amica che mi ospitava
e del suo bell'amore parigino,

asciutto come un chiodo, consumato
un po', forse di vita, forse di fumo,
forse di vino, ma dallo sguardo
così puro e scuro da parere un poeta

di Montmartre, e invece era un maître
d'un hotel centrale, al Quais.
Io da parte mia ero sola, come
la maggior parte della mia vita

da vagabonda d'anima e di mente.
Osservavo sotto di me in quel mentre
l'acqua torbida più celebre del mondo
mulinare senza fretta, regalmente.

Non era dolce quell'acqua, non era
invitante affatto, scura e densa
come una minaccia, tomba gravida
di chissà quante anime suicide.

La mia appartenenza - riflettevo -
a questo mondo ormai morente
di libertà e pensiero e amore di bellezza
lungo queste sponde prende senso.

Sento che potrei spogliarmi ora
da capo a piedi, e gettarmi nuda
a capofitto in quei flutti bruni
e mossi come i ricci di un ragazzo,

e non sentirei gelo, né mancare il fiato,
solo l'abbraccio liquido e esaltante
della mia più profonda e piena libertà,
per cui vivere o morire varrà uguale,


varrà tutto il prezzo della vita.



Marianna Piani
Milano, 19 Gennaio 2016
.