«La Poesia è Scienza, la Scienza è Poesia»

«Beauty is truth. truth beauty,- that is all
Ye know on earth, and all ye need to know.» (John Keats)

«Darkness cannot drive out darkness; only light can do that. Hate cannot drive out hate; only love can do that.» (Martin Luther King)

«Não sou nada. / Nunca sarei nada. / Não posso querer ser nada./ À parte isso, tenho em mim todos los sonhos do mundo» (Álvaro De Campo)

«A good poem is a contribution to reality. The world is never the same once a good poem has been added to it. A good poem helps to change the shape of the universe, helps to extend everyone's knowledge of himself and the world around him.» (Dylan Thomas)

«Ciò che premeva e che imparavo, è che in ogni caso non ci potesse mai essere poesia senza miracolo.» (Giuseppe Ungaretti)

sabato 15 agosto 2015

Memoria


Amiche care, amici,

La Memoria è l'unico deposito del passaggio dell'esistenza umana, di ogni essere umano. La memoria è ciò che ci rende unici, tra gli esseri viventi, è la capacità che tutti noi abbiamo di trarre dall'esperienza dei nostri simili il motivo e la direzione della nostra Storia. E la memoria le generazioni la hanno depositata e la depositano nei supporti fisici dell'Arte di tutti i tempi: incisioni, dipinti, graffiti, sculture, libri…

Ha del miracoloso la semplicità e nello stesso tempo l'unicità di quel primo gesto che affida a un "supporto" stabile, potenzialmente incorruttibile, eterno, il segno del proprio pensiero, della propria percezione del mondo, la narrazione della propria visione della Storia.
Pensate, i graffiti di Altamura, tanto per fare un esempio celebre, ci arrivano da un abisso di ventimila anni o giù di lì, e ancora ci parlano con splendida abilità tecnica e consapevolezza comunicativa (in una parola, con "arte") non solo degli animali che abitavano quei luoghi all'epoca, ma anche della drammaticità vitale e della emozione che poteva suscitare la loro epifania maestosa tra quelle genti, e soprattutto ci racconta del pensiero e dello spirito del misterioso, anonimo artista che tracciò sulle pareti quei disegni stupefacenti, certo con l'intenzione non di "riprodurre" una realtà, ma di ricrearla, di stupire, di coinvolgere gli astanti in un racconto e in un rito, di compiere un sortilegio. Il sortilegio di dare vita, profondità, presenza, a un segno.
Il gesto primo dell'arte - da sempre - è questo, semplicemente questo, e nasce dal bisogno di fermare l'attimo, di trasmettere il pensiero e l'esperienza, di comunicare l'emozione, al di là dello spazio e del tempo stesso.
Strappare la nostra esistenza dalla sua effimera condizione mortale, e imprimerne la rappresentazione nella roccia della memoria, per sempre.

Una breve composizione dedicata a quel primo gesto: una mano che impugna una selce e incide la superficie di roccia con segni organizzati in un pensiero, in una visione del mondo…

Per voi, amiche dilette e amici, queste riflessioni, con stupore, e amore.

M.P.

 





 
Memoria


Vorrei chiederlo, a quell'umano
dalle poderose nere mani
che sfiorano la parete di basalto
con la delicatezza d'una brezza:

se avrà coscienza dell'immensità
dell'atto cha sta per compiere quando
la punta della scheggia che ha nel pugno
inciderà quel primo graffio bianco

a traccia eterna del suo passaggio.
Vorrei sfiorare con la mia quell'altra
mano che si copre d'ocra e imprime
la sua impronta sul fondo dell'anfratto.

Vorrei lodare un dio per quello stilo
che per primo fissò con un contorno
esitante sulla pietra vergine e stupita
il grido d'agonia della gazzella.

Vorrei vedere in viso quella gente
che per prima ritrasse sulla rupe
l'immagine di sé stessa nella caccia
con svelti tratti di nera tinta e sangue.

Vorrei incidere a colpi di scalpello
su quella stele, o roccia, o corteccia,
o granito, o pergamena, o carta,
i miei pensieri perché siano in perpetuo

un ponte oltre il baratro del tempo,
oltre il gorgo, oltre l'abisso che ci annulla,
unico varco umano verso il cielo,
il sangue, il magma che si rapprende,

il calco fossile della nostra vita
nei sedimenti dalla Storia -
questi segni incisi a colpi di matita
nella lastra nera della memoria.



Marianna Piani
Milano, 23 Febbraio 2015


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