«La Poesia è Scienza, la Scienza è Poesia»

«Beauty is truth. truth beauty,- that is all
Ye know on earth, and all ye need to know.» (John Keats)

«Darkness cannot drive out darkness; only light can do that. Hate cannot drive out hate; only love can do that.» (Martin Luther King)

«Não sou nada. / Nunca sarei nada. / Não posso querer ser nada./ À parte isso, tenho em mim todos los sonhos do mundo» (Álvaro De Campo)

«A good poem is a contribution to reality. The world is never the same once a good poem has been added to it. A good poem helps to change the shape of the universe, helps to extend everyone's knowledge of himself and the world around him.» (Dylan Thomas)

«Ciò che premeva e che imparavo, è che in ogni caso non ci potesse mai essere poesia senza miracolo.» (Giuseppe Ungaretti)

mercoledì 15 luglio 2015

Aride terre


Amiche care, amici

ritorno qui a quello che è il mio "genere" preferito, il paesaggio, l'illustrazione d'ambiente, l'immagine impressa nella memoria e riportata in luce dalla traccia a matita o a pennello delle parole, i chiaroscuri e le sfumature che definiscono le forme, e le emozioni.
Per mestiere sono "illustratrice", tuttavia non mi applico molto al paesaggio, il mio lavoro è più centrato sulla figura, sul personaggio. Ma certo sono cresciuta con una sensibilità visiva che, in anni di professione, ho affinato, e che evidentemente fa parte ormai del mio vedere il mondo. Per questo quando posso dedicarmi a una scrittura d'ambiente mi rilasso, mi sento del tutto a mio agio, provo vero piacere a stendere sulla "tela" velature di colore, a provare a riprodurre la luce, oppure a rivelare le zone d'ombra.
Il bello della scrittura - l'ho già osservato altre volte in queste pagine - è che non è limitata al campo visivo, ma può ricorrere all'evocazione di tutta una gamma di sensazioni, come il suono, gli odori, le consistenze, i sapori… Oltre che alla dimensione fondamentale del Tempo: tempo interno, tempo della memoria, tempo dell'enunciato, tempo della narrazione.

Queste "antiche terre" di cui qui cerco di evocare l'immagine, sono i territori carsici che circondano la mia città di nascita, così unica anche per questo, perché stretta tra il più vitale e simbolico degli ambienti, quello marino, cui l'intera città è protesa, come in un'ansito di partenza, di viaggio, di fuga, e la ferma, arida superficie del tavoliere carsico, duro aspro e spinoso come la gente e il vino del luogo. Questi sono i miei orizzonti, depositati per nascita nella mia anima, da una parte la libertà, l'elusione, la innafferrabilità dell'onda, dall'altra la severità di un destino calcificato nelle sue pietre come ossa, bianche, spugnose, tormentate.

Condivido con voi questi pensieri, amiche mie dilette e amici

M.P.







Aride terre


Le mie antiche terre sono polvere aspra
del colore d'un sangue rappreso e bianche
pietre arse dal sole lacerate dal vento.

Sono cammini tra erbe rade,
steli stroncati come fanti morenti,
roveti contorti da un'ira insolente.

Ogni passo, ogni appiglio è una ferita
è un taglio, è una spina inflitta alla pelle,
è uno squarcio nel ventre della memoria.

Dall'altura spoglia la brughiera appare
infinita, gli umani confini sono dissolti
in un groviglio di rami insecchiti.

E quando il vento selvaggio di questi luoghi
infuria tra i bassi pini e i rododendri,
è l'anima che sibila e lamenta, ramo per ramo.

Non v'è arbusto, non v'è pietra, non v'é
muricciolo di sassi che non rechi
la cicatrice di una sconfitta.

A quegli spini, a quei pallidi stecchi
la mia giovinezza ha appeso i lacerti
della sua anima tenera e inquieta.

Non v'è oblio, non vi è illusione
che filtri dalle occhiaie vuote
di quel tavoliere di calce e di gesso.

Ho consumato gran parte dei miei anni
per fuggirgli lontano, e invece, come una grotta
calcificata, per sempre incrosterà il mio cuore.



Marianna Piani
Milano, 28 Gennaio 2015


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