«La Poesia è Scienza, la Scienza è Poesia»

«Beauty is truth. truth beauty,- that is all
Ye know on earth, and all ye need to know.» (John Keats)

«Darkness cannot drive out darkness; only light can do that. Hate cannot drive out hate; only love can do that.» (Martin Luther King)

«Não sou nada. / Nunca sarei nada. / Não posso querer ser nada./ À parte isso, tenho em mim todos los sonhos do mundo» (Álvaro De Campo)

«A good poem is a contribution to reality. The world is never the same once a good poem has been added to it. A good poem helps to change the shape of the universe, helps to extend everyone's knowledge of himself and the world around him.» (Dylan Thomas)

«Ciò che premeva e che imparavo, è che in ogni caso non ci potesse mai essere poesia senza miracolo.» (Giuseppe Ungaretti)

mercoledì 15 ottobre 2014

Il Tempo e lo Specchio VIII



Amiche care, amici,

c'è un qualcosa di pericolosamente affascinante, nella malattia - o nel disagio - mentali, al di là della sofferenza, ovviamente, così come mi si manifesta periodicamente. L'impotenza, la percezione del tempo e della realtà totalmente mutata, il sentirsi in balìa di un complesso di avvenimenti e di forze che ci dominano completamente (i medici, i paramedici, i farmaci, la situazione semireclusiva del ricovero, la condizione di realtà sospesa dei momenti di delirio, ecc.) ci fanno in qualche modo temporaneamente abbandonare la nostra responsabilità e coscienza di persone, di adulti, e senza neppure rendercene conto scivoliamo in una condizione infantile, di innocenza e dipendenza assoluta, anche se distorta, dove paradossalmente riceviamo un senso avvolgente di protezione, di accudimento. Per quanto terribile sia il vivere in prima persona una esperienza di questo tipo, c'è in essa una sorta di sinistra e paralizzante seduzione, molto molto infida, perché da una parte spinge a rintanarsi in noi stessi, a chiudere le porte di comunicazione con l'esterno, a voler rimanere da soli con la propria follia, come fosse un'amante, da tenere gelosamente stretta a sé. Dall'altra, una volta usciti dal delirio e rientrati nella realtà, nella così detta "normalità", si prova una inesprimibile nostalgia di quei momenti di "assenza" d'intelletto, di una libertà in qualche modo, patologicamente, pura perché fuori dalla realtà cruda e dura del quotidiano, dei suoi riti e dei suoi miti.

Il desiderio inespresso di ritornare a una realtà insensata, pur di sopravvivere, anzi, per poter in qualche modo "godere" della nostra vita quale essa è, questo emblematicamente, simbolicamente è rappresentato per me dal ritorno di Alice al suo "altro" mondo, quello capovolto, oltre lo specchio…

Ma dal momento che il mondo di Alice è illogico, e si sviluppa in uno spazio non euclideo, il "ritorno" di Alice per me si salda proprio con l'inizio delle sue avventure: "Alice's Adventures Under Ground" cui nella mia composizione volutamente alludo, è il titolo del primo manoscritto (per uso puramente privato) dell'opera, che solo successivamente avrebbe preso il corpo e il titolo definitivo di "Wonderland". Passando così direttamente da una storia privatissima di amore disagiato, alla Grande Letteratura.

Per voi, amici e amiche dilette, come sempre, con amore

M.P.








Il Tempo e lo Specchio
Nove variazioni sul tema di Alice

...“I'm afraid I can't explain myself, sir. Because I am not myself, you see?”



VIII

Alice ritorna, nel sottosuolo



Vuoi ritrovare il tunnel,
la tana, il budello oscuro
che ti riporti alle brume
del tuo intelletto.

Vuoi ritornare a precipitare
nel pozzo angusto senza fondo,
privo di lume
e senza ritorno.

Vuoi rifuggire
alla tua salute stessa,
se salute fosse
questa gelida pace

che toglie il fiato
al pensiero, voce e grido
al canto, e all'imprevedibile
rimpianto soggiace.

Vuoi che il vento libero
ancora ti prenda e ti disperda
come polvere nella strada,
come petali e foglie

scorticate dai rami
nella bufera, come fumo
sfilato dai camini,
come fazzoletti

agitati nelle mani
di femmine salutanti,
come il volo degli storni
sopra la città sopita.

La città indulgente.
La città languente. E poi,
la gente che formicola.
Nel turbine che la annienta.

Vuoi restar pur viva
nella tua follia,
vuoi essere perennemente
immagine riflessa

nella tua mente, febbre
della tua stessa fronte
spirito trionfante e
mai più mortale poiché

tu sarai per sempre
soltanto il verso
di un incantevole canto.
Di un amaro rimpianto.



Marianna Piani
Milano, 16 Maggio 2014

2 commenti:

  1. un vertice poetico assoluto, citando le tue parole "un incantevole canto"
    felice di averlo letto
    Francesco

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  2. Mari, my waiting was not in vain, Again you have arrived at Nirvana through the versified purity of your innermost, fluid voice! Another jewel, my dear, to be cast upon your tiara!

    I love it when you let go, trusting solely in your Muse!

    "tu sarai per sempre
    soltanto il verso
    di un incantevole canto.
    (Di un "dolce" rimpianto)

    Please, forgive my enthusiasm, that Leopardian echo in the last verse is so "sweet" to my ears and so poignantly effective that I think it to be the perfect "naufragio" ever offered to me during one of your many "Immersions". In it, I know to be "resurfacing" again !

    Thank You, Mari, I'll consider this a personal "present"!!

    Love, always,
    your constant Corsaro, Alvaro. *_*

    RispondiElimina

Sarei felice di sentire di voi, i vostri commenti, le vostre sensazioni, le vostre emozioni. Io vi risponderò, se posso, sempre. Sempre con amore.