«La Poesia è Scienza, la Scienza è Poesia»

«Beauty is truth. truth beauty,- that is all
Ye know on earth, and all ye need to know.» (John Keats)

«Darkness cannot drive out darkness; only light can do that. Hate cannot drive out hate; only love can do that.» (Martin Luther King)

«Não sou nada. / Nunca sarei nada. / Não posso querer ser nada./ À parte isso, tenho em mim todos los sonhos do mundo» (Álvaro De Campo)

«A good poem is a contribution to reality. The world is never the same once a good poem has been added to it. A good poem helps to change the shape of the universe, helps to extend everyone's knowledge of himself and the world around him.» (Dylan Thomas)

«Ciò che premeva e che imparavo, è che in ogni caso non ci potesse mai essere poesia senza miracolo.» (Giuseppe Ungaretti)

domenica 24 marzo 2013

Abbecedario XVI




Amiche care, amici. Siamo alla sedicesima voce del nostro "Abbecedario poetico". Apparentemente è difficile trovare un riferimento d'ispirazione per la lettera Q. Ma per me è stato sorprendentemente facile, quasi naturale.
Come sapete, se avete dato un'occhiata alla mia presentazione, io per mestiere faccio la illustratrice e grafica. Vale a dire che quasi quotidianamente ho a che fare con la resa a stampa delle immagini. E come forse molti di voi sapranno, la resa a stampa professionale avviene attraverso l'artificio tecnico della miscelazione dei tre colori primari: Ciano, Magenta e Giallo, con l'aggiunta del "non colore", il nero. In gergo tecnico si usa l'acronimo CMYK (appunto: Cyan, Magenta, Yellow, Key black).
Il che significa, semplicemente, Colore. E il colore è appunto l'ispirazione di questa composizione, volutamente in qualche modo informale, astratta, come una tela di Kandinsky. E attraverso il colore si esprimono una serie di suggestioni e di emozioni, immagini concatenate non da un flusso "logico" o narrativo, ma da puri accostamenti cromatici.

Nello sfondo, tenue fil rouge, soltanto lo svolgersi ed evolversi della luce nel corso di una giornata, dall'alba, al tramonto, alla notte.
La dedico - come sempre - a tutti voi, amiche dilette e amici cari, con amore.
M.P.


Abbecedario XVI

Q
come Quadricromie

 

Ciano, magenta, giallo, nero.

Quando il mondo si sveglia al mattino, apre lo sguardo
al cielo, terso, senza fine, che esprime il colore del nulla
rivelato dalla luce del sole nascente:
il colore dei ciclamini, dei prati punteggiati
dai nontiscordardime come innumeri minuscole stelle,
E il colore degli occhi con cui tu guardi il mondo -
follemente trasparente e chiaro come le sorgenti
che alimentano i laghi nell'Alpe, scintillanti;
blu, ceruleo, azzurro, il colore dell'alghe, il ciano.
La prima stesura di fondo della mia libera visione.

Quando invece s'incendia l'orizzonte, alla fine del giorno,
oltre quel mare che pare infinito
e tuttavia si schianta contro quella muraglia
di fiamme e faville, ribollendo di tutte le leggende
del finis terrae a occidente, ecco, infuria il colore del cuore.
Il colore della mela che addenti,
voracemente assetata del suo succo fragrante,
il colore delle stille di smalto che ti adornano
le vezzose unghie dei piedi,
loro, i tuoi fidi piedi ribelli,
sempre pronti a portarti lontano,
in ogni luogo purchè distante
da ogni memoria, e da ogni rimpianto.
Il colore ardente, il desiderio, la conquista dell'amore,
ogni ferita, il calice di vino levato a brindare alla vita,
il purpureo, il rubino, le tue labbra vermiglie da assaporare,
il morbido carminio del tuo abito bello, il magenta...
Il tocco magistrale, l'accento di vita nel mio dipinto
mai compiuto. Nel ritratto a lei donato.

E quando il disco lunare si leva abbacinante
senza fretta ma inesorabile alla sera,
vibra nell'aria dell'intera atmosfera
il colore cupo e incostante dell'oro.

Lo stesso colore che al sole
ha rapito il grano, o il frutto fatato
del limone, che del sole ha rubato
anche la lucentezza e il sapore.
Oppure, vicino ormai al tramonto dell'astro,
quando quello scudo rotondo pare volere
ricadere sulla Terra, e invece rassicurante rimane,
come un disco di calda polenta appena adagiato
sul tagliere fumante vapore di casa;

il colore della quiete, il colore della certezza,
pallida o intensa come una promessa, il colore
della fede, il colore dei fiori di campo. Il giallo.
Il colpo di un pennello intinto direttamente
nella luce morente.

Infine, proprio alla fine, la notte preme
sugli astri, gonfiando e allargando
nel vento di maestrale il velluto del sipario,
ed è la luce che irrompe, e la luce che muore,

e il nulla.
Gli occhi sgranati nel buio senza pareti
e i misteriosi bagliori generati nel profondo
dai miei occhi stessi.
Mai da bimba ho provato paura del buio
e dei mostri che in esso si dice alberghino.
Forse perchè già ben conoscevo l'oscurità
e i deliri e gli incubi che infestano gli antri
dei miei sogni, e non si può temere

ciò che è parte di sè.
Il nero è il colore senza colore
che la mia matita traccia febbrile
per contenere in forme e concetti
ogni colore, per suo destino e natura, sconfinato.
Nero è il colore che non c'è, e come tale,
come l'assenza per l'amore,

traccia il confine di ciò che è
irrinunciabile.

Ciano Magenta Giallo e Nero.
Pigmenti che intonano e rendono
la fisica materia del mio pensiero.




Milano, 24 Marzo 2013 (data di revisione)
Marianna Piani


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